Il carteggio epistolare Gossage-Vardebedian | L’originale

carteggio epistolare

Il carteggio epistolare Gossage-Vardebedian

(The Gossage – Vardebedian Papers)

di Woody Allen

originariamente pubblicato sul The New Yorker, il 22 Gennaio 1966. Successivamente in ‘Getting Even’ (in Italia ‘Saperla Lunga’, Bompiani).

Mio caro Vardebedian,
sono rimasto alquanto rattristato questa mattina quando, guardando fra la posta, mi sono accorto che la mia lettera del 16 settembre contenente la ventiduesima mossa (cavallo muove nella quarta casella di re) mi è stata respinta a causa di un piccolo errore di spedizione – ho dimenticato il tuo nome e il tuo indirizzo (ma come si può essere freudiani!) e non ho messo il francobollo. Che io sia rimasto disorientato ultimamente per le vicissitudini della Borsa non è un segreto, ma non voglio offrire ciò come scusa per la mia negligenza e monumentale inettitudine, malgrado in quel suddetto 16 settembre sia stato toccato il fondo di quella lunga spirale discendente che ha fatto crollare definitivamente l’Amalgamated AntiMatter dal novero delle grandi società, riducendo il mio agente di cambio alle dimensioni di un legume.
Avevo lazzaronato, scusami. Il fatto che tu non abbia notato la mancanza di quella lettera, indica un certo disorientamento da parte tua che attribuisco al poco zelo, ma il cielo sa che tutti noi possiamo sbagliare. Questa è la vita e il gioco degli scacchi. Orbene, l’errore è venuto a galla e ne seguirà una semplice rettifica. Se tu volessi essere così gentile da muovere il mio cavallo nella quarta casella di re, ritengo che potremmo proseguire con maggiore precisione il nostro piccolo gioco.
L’annuncio di scacco matto che hai fatto nella tua lettera di questa mattina temo, in tutta franchezza, che sia un falso allarme e, se riesaminerai le posizioni alla luce della scoperta odierna, ti accorgerai che è il tuo re a rischiare di essere messo sotto scacco esposto ed indifeso come un bersaglio immobile per i miei alfieri predatori. Che ironia, le vicissitudini di una guerra in miniatura! Il destino, nella veste dell’ufficio “Lettere non Reclamate”, diventa onnipotente e – voilà – tutto si capovolge.
Una volta ancora ti prego di accettare le più sincere scuse per la mia sfortunata disattenzione ed attendo con ansia la tua prossima mossa. Ti accludo la mia quarantacinquesima mossa: il mio cavallo mangia la tua regina.
Sinceramente,
GOSSAGE

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Gossage,
ho ricevuto questa mattina la lettera contenente la tua quarantacinquesima mossa (il tuo cavallo mangia la mia regina?) e anche la lunga spiegazione sulla corrispondenza di metà settembre non pervenuta. Secondo te, stando ad una lettera andata smarrita ventitré mosse fa, il tuo cavallo che ho tolto dalla scacchiera settimane addietro dovrebbe trovarsi nella quarta casella di re. Non riesco a capire un errore del genere, poiché ricordo chiaramente che hai effettuato una ventiduesima mossa che, ritengo, fosse quella della tua torre nella sesta casella di regina dove venne successivamente sacrificata in uno dei tuoi gambitti miseramente fallito. Attualmente la quarta casella di re è occupata dalla mia torre e, dato che sei rimasto senza cavalli malgrado la faccenda dell’ufficio Lettere non Reclamate, non comprendo chiaramente quale pezzo tu stia usando per catturare la mia regina. Dato che la maggior parte dei tuoi pezzi è bloccata, penso che tu voglia spostare il tuo re nella quarta casella d’alfiere (la tua unica possibilità) – un adattamento che mi sono permesso di fare e, quindi, di fronteggiare con la mia mossa odierna, la quarantaseiesima, con cui mangio la tua regina mettendo sotto scacco il re. Ora la tua lettera diventa piu chiara.
In fede,
VARDEBEDIAN

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Vardebedian,
ho appena finito di leggere attentamente la tua ultima lettera, quella contenente la strana quarantaseiesima mossa che riguarda la rimozione della mia regina da una casella in cui non si trova piu da quindici giorni. Dopo un calcolo paziente, credo di avere capito la causa della tua confusione ed incomprensione dei fatti. Che la tua torre si trovi nella quarta casella di re e impossibile come l’esistenza di due cristalli di neve identici. Se fai riferimento alla nona mossa del gioco, ti renderai chiaramente conto che la tua torre è stata presa da un bel pezzo. Effettivamente, si e trattato di quello stesso ardito sacrificio che ha scardinato la tua formazione centrale e ti è costato entrambe le torri. Che cosa stanno facendo ora sulla scacchiera? Vorrei farti presente che è successo quanto segue: lo scompiglio turbinoso a destra e a manca provocato dalla mia ventiduesima mossa ti ha lasciato in uno stato di lieve confusione mentale e, nell’ansia di mantenere le posizioni, non hai notato che la mia solita lettera non arrivava ed hai, invece, mosso i tuoi pezzi due volte assicurandoti un vantaggio alquanto sleale, non è vero? Quel che è fatto è fatto e ritornare meticolosamente sui nostri passi sarebbe difficile, se non impossibile. Pertanto, mi sembra che il modo migliore di rimediare all’intera faccenda è che tu mi dia l’opportunità di due mosse consecutive. Quel che è giusto è giusto.
Per prima cosa, allora, prendo il tuo alfiere con il mio pedone. Quindi, dato che questa mossa lascia la tua regina scoperta, prendo anche lei. Penso che ora si possa procedere con le ultime mosse senza ostacoli.
Sinceramente,
GOSSAGE
P.S.: Accludo uno schema che mostra esattamente come si presenta ora la scacchiera, per tua opportuna cognizione circa le mosse finali. Come puoi notare il tuo re è intrappolato, scoperto e solo nel centro della scacchiera. I miei migliori saluti.
G.

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Gossage,
ho ricevuto oggi la tua ultima lettera, e, benché fosse scarsa di coerenza, credo di capire a cosa sia dovuto il tuo smarrimento. Dallo schema che mi hai allegato è chiaro che da sei settimane stiamo giocando due partite completamente diverse: la mia, secondo la corrispondenza intercorsa; la tua, secondo criteri empirici anziché secondo criteri razionali. La mossa del cavallo che è andata apparentemente perduta nella corrispondenza sarebbe stata impossibile al momento della ventiduesima mossa, poiché il pezzo si trovava sul bordo dell’ultima colonna e la mossa che descrivi lo avrebbe fatto cadere sul vassoio accanto alla scacchiera.
In quanto ad accordarti le due mosse consecutive per compensare quella probabilmente smarrita nella posta, tu scherzi, caro mio. Ti accordo la prima mossa (tu prendi il mio alfiere) ma non ti posso concedere la seconda e, poiché ora è il mio turno, ribatto prendendo la tua regina con la mia torre. Il fatto che tu asserisca che non ho torri significa poco, in verità, dato che mi basta una semplice occhiata alla scacchiera per vederle svettare con astuzia e vigore.
Infine, quello schema che nella tua fantasia dovrebbe rappresentare la scacchiera, fa venire in mente un gioco scombinato come solo i Fratelli Marx riuscirebbero a fare e, benché divertente, contrasta notevolmente con quanto hai appreso dal Trattato di Scacchi di Nimzowitsch che sottraesti lo scorso inverno dalla biblioteca ed infilasti sotto il golf, cosa che ti ho visto fare.
Ti suggerisco di studiare lo schema qui accluso e ridisporre la tua scacchiera in conformità, in modo che si possa terminare la partita con una certa precisione.
Fiduciosamente,
VARDEBEDIAN

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Vardebedian,
non desiderando tirare in lungo una faccenda già confusa (so che la recente malattia ha lasciato la tua fibra, solitamente robusta, piuttosto scombussolata e ti ha causato una lieve frattura col mondo reale) colgo l’occasione per sciogliere questo sordido groviglio di circostanze prima che giunga fatalmente ad una conclusione kafkiana.
Se mi fossi reso conto che non eri abbastanza gentiluomo da concedermi una seconda mossa compensatrice, la mia quarantaseiesima, non avrei permesso che il mio pedone prendesse il tuo alfiere. Secondo il tuo schema, infatti, i due pezzi erano collocati in modo da renderlo impossibile, legati come siamo al rispetto delle regole della Federazione Mondiale Scacchistica e non a quelle della Commissione Pugilistica dello Stato di New York. Senza dubitare dell’efficacia della tua intenzione di prendere la mia regina, obietto che si giunge ad un risultato disastroso quando ti attribuisci un tale potere dittatoriale ed arbitrario per mascherare errori tattici con doppiezza ed aggressività – un’abitudine che hai denunciato nei nostri leaders mondiali alcuni mesi fa nel tuo articolo “De Sade e la Non-Violenza”. Sfortunatamente, dato che il gioco non ha avuto respiro, non sono stato in grado di calcolare con esattezza in quale casella avresti dovuto rimettere il cavallo sottrattomi e suggerisco di lasciar decidere alla sorte, mentre io chiudendo gli occhi lo getto nuovamente sulla scacchiera, accettando per buona la posizione in cui cadrà. Cio dovrebbe aggiungere un pizzico di imprevisto al nostro breve incontro. La mia quarantasettesima mossa è: la torre cattura il tuo cavallo.
Sinceramente,
GOSSAGE

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Gossage,
quanto è curiosa la tua ultima lettera! Volonterosa, concisa, con tutti gli elementi che sembrerebbero compendiare ciò che nell’ambito di certi gruppi avanzati passa per effetto comunicativo, però tutta permeata di quello che Jean-Paul Sartre ama definire “nullità”. Si resta improvvisamente colpiti da un profondo senso di disperazione, mentre balza vivido alla mente il ricordo di diari lasciati da taluni esploratori sperdutisi al Polo o il ricordo delle lettere di soldati tedeschi da Stalingrado. E’ affascinante come i sensi si disintegrino quando affrontano una subitanea triste verità e corrano all’impazzata in un accesso di follia sanguinaria, dando corpo ai miraggi e costruendo una precaria barriera contro gli assalti di una esistenza troppo terrificante.
Sia quel che sia, amico mio, ho appena trascorso gran parte della settimana a ricercare il filo di quel pazzo vaneggiare che è la tua corrispondenza, nello sforzo di sistemare le cose perché la nostra partita possa concludersi una volta per tutte. La tua regina è andata, salutala e buttala da parte, come pure le tue torri.
Analogamente scordati di un alfiere perché te l’ho preso. Quell’altro è piazzato in modo così inefficace e fuori gioco che non devi contarci, altrimenti ti si spezza il cuore.
Circa il cavallo che hai perduto lealmente ma che rifiuti di abbandonare, l’ho ricollocato nella sola posizione concepibile per poterti seguire nel più incredibile groviglio di inortodossie dall’epoca in cui i Persiani hanno escogitato questo passatempo. Esso si trova nella settima casella del mio alfiere e, se riesci a tenere insieme le tue labili facoltà mentali quanto basta per valutare la scacchiera, noterai che questo agognato pezzo ora blocca al tuo re l’unica uscita dalla mia morsa stringente. Mi torna comodo che il tuo avido complotto si sia volto a mio vantaggio! Il cavallo rientrato slealmente in gioco silura la tua mossa finale.
La mia mossa è: regina nella quinta di cavallo e ti predico scacco in una sola mossa.
Cordialmente,
VARDEBEDIAN

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Vardebedian,
è ovvio che la continua tensione dovuta alla difesa di una serie di torpide posizioni senza speranza ha reso pigro il delicato meccanismo del tuo apparato psichico, trasformando la tua capacità di comprensione dei fenomeni esterni in una sottile carta velina. Non mi dai altra alternativa che porre fine rapidamente e misericordiosamente alla contesa, allentando la pressione prima che possa lasciarti danneggiato in permanenza.
Cavallo – sì, cavallo! Nella sesta di regina. Scacco.
GOSSAGE

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Gossage,
Alfiere nella quinta di regina. Scacco matto.
Mi spiace che la competizione ti abbia eccessivamente provato ma, se può esserti di consolazione, ti dirò che parecchi maestri locali di scacchi dopo aver osservato la mia tecnica, non si sono più fatti vedere. Se vuoi una rivincita, ti suggerirei di provare a giocare a Scarabeo che è un mio passatempo di interesse abbastanza recente in cui chiaramente non riuscirei a vincere con tanta facilita.
VARDEBEDIAN

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Vardebedian,
Torre nell’ottava di cavallo. Scacco matto.
Invece di tormentarti con ulteriori dettagli sul mio scacco matto, poiché penso che tu sia essenzialmente un buon uomo (un giorno qualche tipo di terapia mi darà ragione), accetto di buon grado l’invito a giocare a Scarabeo. Tira fuori la tua scatola. Poiché a scacchi hai giocato con i pezzi bianchi e, quindi, hai goduto del vantaggio della prima mossa (se avessi conosciuto le tue limitazioni, ti avrei controllato con più cura) tocca a me la prima mossa.
Le sette lettere che ho appena pescato sono O, A, E, J, N, R e Z: un miscuglio di lettere niente affatto promettente che dovrebbe garantire, anche al più sospettoso, l’onestà della mia giocata. Fortunatamente però il mio vasto lessico associato all’inclinazione per i termini esoterici, mi consente di attribuire un ordine etimologico a quello che, per uno meno colto, può sembrare un guazzabuglio. La mia prima parola e “ZANJERO”. Cercala pure. Ora disponila orizzontalmente sul cartellone, con la E collocata nella casella centrale. Conta attentamente, senza dimenticare il doppio punteggio per la parola ottenuta con la mossa di apertura e il premio di cinquanta punti per aver utilizzato tutte e sette le lettere pescate. Il punteggio ora e di 116 a 0.
A te muovere.
GOSSAGE

 
 

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